Diario di Bordo

EUROPEI IN PORTOGALLO 2004

 

Il viaggio al seguito della nazionale, come tutti i grandi eventi, è stato, per forza di cose, progettato mesi prima, con l'uscita del calendario delle eliminatorie di Euro 2004: calendario che ci vedeva impegnati il 14 Giugno contro la Danimarca, il 18 contro la Svezia e infine il 22 contro la Bulgaria. Una nostra presenza ufficiale al seguito dell'Italia in una grande competizione risale al 1998, quando fummo l'unico gruppo, nonché l'unica rappresentanza ufficiale a seguire tutte le partite dell'Italia dalla prima all'ultima. Beh, stavolta ci siamo dovuti accontentare delle 2 partite finali del girone eliminatorio, contro la Svezia al Dragao di Oporto e contro la Bulgaria allo stadio di Guimares; per uno strano scherzo del destino, anche stavolta, abbiamo seguito quasi tutte le partite dell'Italia, anche se avremmo preferito farne a meno. Da Francia '98 molte cose sono cambiate, e anche la presenza stessa in Portogallo, per quanto mi riguarda, è stata una sfida personale per quel che concerneva le mie stesse motivazioni nel seguire una squadra di calcio, nonché una delle tante "pazzie" fatte in nome del gruppo Ultrà Lodigiani. Di fatto, se non per qualche eccezione, il tifo della nazionale non è più fatto dai singoli gruppi, ma da una nuova identità che si riconosce nella sigla di Ultras Italia e che consiste nel portare i tricolori con dentro scritto il nome della città di provenienza. Il mio "mezzo diario di bordo" comprende 2 parti, una con le tappe del viaggio vero e proprio e, infine, delle mie considerazioni personali sul nuovo modo che si è imposto al seguito della nazionale.

 

Il viaggio

 

Progettata mesi prima, l'avventura in Portogallo del sottoscritto e della mia ragazza inizia il 16 di Giugno. Premetto che ho cercato di coinvolgere altri del gruppo a venire, ma credo che la mancanza di voglia (nonché la difficoltà economica) abbia scoraggiato un po tutti. Comunque siamo in 2 a partire con una varietà di striscioni che meglio si adattano alle varie esigenze che si potevano presentare. Ha toccato terra portoghese lo striscione del gruppo, non utilizzato, più il tricolore di Zodiaco con dentro inserito lo stendardo "Ultrà Lodigiani est 1996", non utilizzato, anche se si poteva, il "Lodigiani Roma".

 

16 Giugno

 

Il viaggio parte di fatto, dall'aeroporto di Fiumicino con un volo rigorosamente "Low Cost" della Volareweb, Roma - Bilbao, pagato, a testa, ottanta euri pari pari andata e ritorno tra biglietto, full charge, tasse aeroportuali e cazzi vari, di sicuro la spesa si è presentata bassa anche se la destinazione è nei Paesi Baschi spagnoli, abbastanza lontano dalla nostra destinazione finale a Ovar, unico posto in Portogallo dove siamo riusciti a effettuare una prenotazione in un ostello, peraltro per le sole notti del 20 e 21 Giugno. Il volo, previsto per le 17, è stato anticipato alle 9 di mattina, costringendoci ad un'alzataccia alle 5.45 di mattina, poi, quando arriveremo là, scopriamo che il volo è stato posticipato di un'ulteriore ora, quindi partenza per le 10 di mattina. Il volo è abbastanza tranquillo, per lo più io e Tania dormiamo ancora sconvolti per l'alzataccia, e il volo giunge in maniera abbastanza tranquilla a Bilbao, dove troviamo ad attenderci una giornata tipicamente estiva, finalmente un po di caldo dopo le brutte giornate di inizio estate in Italia. Sul volo diverse persone che avevano la nostra destinazione finale, tra questi un mongoloide con gli occhiali e la maglietta azzurra che sarà oggetto di ripetute offese durante il tragitto di volo, tra gli altri anche un gruppo di Potentini, tra cui un ex giocatore del Potenza, e altre 7/8 persone dirette come  noi al seguito della nazionale. Arrivati a Bilbao andiamo subito alla Europcar, dove ci attende la nostra macchina noleggiata, e per una buona dose di culo praticamente ci viene affidata, per una settimana, una Opel Corsa 1300 Diesel, praticamente quella che consuma di meno tra tutte, tant'è che per un pieno non abbiamo mai speso più di 23 Euro e un pieno durava sugli 800 Chilometri circa. Prese le chiavi in mano, all'inizio la difficoltà è trovare la strada che a noi interessa, premessa fatta che siamo partiti, per dimenticanza, senza una cartina della Spagna. All'inizio, quindi, ci ritroviamo nel caotico centro di Bilbao e, dopo esserci persi 3/4 volte, grazie alla mancanza di ogni tipo di cartello stradale, troviamo l'autostrada per Burgos, e subito ci fermiamo al primo autogrill, vabbé, chiamiamolo così, anche se era una cosa squallidissima. La prima cosa che ci viene da fare è acquistare una cartina della Michelin, io, onestamente, mi dirigo alla cassa con l'intenzione di pagare i 6 euri e mezzo della cartina ma la cassiera, tra una cosa e l'altra, ci fa aspettare una decina di minuti facendo passare tutti davanti a noi, a questo punto l'istinto prevale e ci metto un attimo a purgare il mio primo autogrill in Spagna. Autogrill che sarà l'unico visto che fino a Burgos sono piccoli e scrausi e , da Burgos, laddove inizia l'autostrada gratuita, praticamente non esistono più gli autogrill e per fare benzina bisogna uscire dall'autostrada. Premesso che da subito a casa mi avevano detto che le autostrade spagnole sono essenzialmente gratis, va detto che i primi 150 chilometri mi sono venuti a costare 15 Euro, un botto se si considera la pochezza del viaggio che abbiamo fatto, la fortuna è che, da Burgos al Portogallo, praticamente, le autostrade erano effettivamente gratis. La prima tappa del nostro viaggio è Palencia, solo quasi omonima cittadina dell'omonima Valencia, comunque capoluogo di provincia e cittadina gradevole. Più o meno, da Bilbao a Palencia sono solo 220 chilometri circa e ci arriviamo in meno di 2 ore, e la maggior parte del tempo la spendiamo a trovare l'albergo, albergo che si trova appena ai margini della città, e verso le 15, finalmente arriviamo e prendiamo possesso della camera che, a dispetto dell'apparente semi lusso, con tanto di tele in camera, è costata 13 euro a testa, praticamente un cavolo! Chiaramente, dopo una buona dose di riposo, si visita la cittadina, caratterizzata dalla presenza del Cristo di Otero, cioè un Cristo gigante secondo nel mondo solo a quello di Rio, che si alza su una collina che domina tutta la città. Inutile dire che la presenza del Cristone ha scatenato una serie di mie battute molto poco gradite da Tania. Per il resto la cittadina si è presentata con un centro storico gradevole, classico provinciale spagnolo, a dire la verità non molto animato, dove passeremo il pomeriggio e la sera, mentre la sopravvivenza alimentare ci è data dai panini che ci siamo preparati da casa e dalla scoperta della Plus e del Lidl, uno accanto all'altro, pertanto la prima giornata trascorre, come da tradizione, all'insegna di una grande economicità. Data la stanchezza si va a nanna abbastanza presto, vale a dire poco dopo la mezzanotte.

 

17 Giugno

 

Il 17 Giugno è semplicemente una ulteriore tappa di avvicinamento al Portogallo, che consiste in un breve spostamento di poco più di 200 Km dalla cittadina di Palencia fino a Salamanca, una delle città più storiche della Spagna. La sveglia è avvenuta giusta giusta per l'orario che dovevamo lasciare l'albergo, breve rifornimento al Carrefour di Palencia trovato per sbaglio per comprarci degli economicissimi tramezzini e via alla volta di Salamanca. Sul viaggio, breve, nulla da dire, se non che anche fino a Salamanca, fortunatamente, non c'è traccia di alcun casello per il pedaggio. Arrivati a Salamanca prima delle 13, l'impresa è trovare l'albergo che è messo su una delle vie principali ma per trovarlo toccherà fare svariati giri visto che non avevamo visto l'insegna situata al primo piano dell'albergo. Già, infatti in Spagna è pratica molto seguita che gli alberghi si possano trovare a qualunque piano di un gran palazzo e le insegne anche sono poste a decine di metri da terra. Trovato l'albergo, sistematici, si fa un giro per la cdittà di Salamanca sotto il sole cocente, sicuro sui 35 gradi, per fare un po i turisti improvvisati della città. Beh, dovete sapere che Salamanca è forse il centro universitario più importante della Spagna e ciò, più che dalle tante insegne, si vede soprattutto dalla presenza di giovani e soprattutto di ragazze che secondo me alzano la media piuttosto bassa della bellezza spagnola, quindi se per caso viaggiate da soli (quindi NON è il caso mio), di sicuro Salamanca è una delle tappe più consigliate da questo punto di vista , con un centro che offre molte caffetterie e bar che sono un po il corrispettivo dei nostri bar. Dopo un ritorno in albergo anche la sera trascorre nelle stesse vie fatte durante il pomeriggio. Si va a dormire dopo la mezzanotte e, il giorno dopo, ci aspetta il Portogallo e la prima partita dell'Italia.

 

18 Giugno

 

La giornata parte con un improvviso cambio di rotta...all'inizio volevo seguire la strada che diretta da Salamanca passava per la frontiera portoghese con una strada fino al capoluogo della Costa Verde Aveiro, poi però si è deciso di risalire in su da Zamora per prendere una strada che oltre ad essere quasi totalmente gratuita, tira diretta fino a Porto. Pertanto, i primi 60 chilometri sono fatti sulla statale spagnola alla docile media di 140 orari ( e c'era chi mi superava tranquillamente), da Zamora, anche se mancano 80 chilometri alla frontiera, capisci già che stai per entrare in Portogallo, causa cambio paesaggio sia della città che della campagna. A questo punto una nuova statale va presa fino al Portogallo, molto più brutta ma comunque abbastanza veloce. Al confine portoghese, come eravamo già stati avvisati a casa, il posto di blocco attuato dalla polizia portoghese, al quale venivano fermate tutte e dico tutte le macchine, comprese quelle portoghesi, proprio a causa di Euro 2004, da una parte, se non sbaglio, per non far entrare tifosi denunciati, diffidati, o comunque con precedenti sportivi e penali, e, dall'altra parte, evitare atti terroristici. Il controllo, comunque, per noi, è una formalità. Puntiamo tutti gli orologi un'ora indietro. Manco il tempo di prendere la superstrada (per modo di dire, visto che ha alternato tutto il tempo tratti a due corsie con tratti ad una corsia) ed ecco la prima sorpresa, cioè una macchina ferma a bordo strada con tanto di triangolo. D'istinto rallento, ma non più di tanto, e, superata sta macchina mi accorgo dallo specchietto che vi era piazzato da dietro un autovelox...fermo restando che manco sapevo qual'era il limite su quella strada (credo 100), ormai mi aspettavo che un successivo blocco della polizia mi fermasse con tanto di multa e foto ricordo. Il posto di blocco c'è ma a mia sorpresa non vengo fermato, anche se comunque infamate come quella di piazzare un autovelox dietro ad una macchina apparentemente in difficoltà, non mi è mai capitata da nessuna parte!

Il viaggio comunque va avanti, e, si alternano punti dove vai tranquillamente a 150 h e altri dove vai a 30 per colpa di  intere colonne di camion, nella quale confluiscono svariate macchine, a mio modo di vedere, composte di altri italiani, ma anche di svedesi. Verso le ore 14 si arriva in un posto a 10 Chilometri da Porto, tal Valongo, che scegliamo come primo posto per trovare una sistemazione, ma dopo aver girovagato per un'ora senza risultato, ed imparando a memoria tutte le strade del paese, decidiamo che è il caso di tirare dritti per Porto. A Porto ci arriveremo dopo una serie interminabile di strade e stradine di vario tipo, e, praticamente, manco ci accorgiamo di essere arrivati in città, e, il primo impatto col centro di Porto è traumatico per il casino che c'era, con la pizza principale occupata da (tanti) svedesi e (pochi) italiani che festeggiavano già ben prima della partita. Parcheggiamo vicino a quella che dovrebbe essere la stazione principale di Porto, e, una leggenda metropolitana piuttosto ricorrente, ci diceva che lì vi erano svariati zozzoni che affittavano una camera della propria casa per pochi Euro: il risultato è che non troviamo niente di tutto questo e, con molta rassegnazione, inizieremo a girare il centro di Porto, tra salite e discese, e, in ogni via, gireremo i vari "Residencial", alcuni posti anche al quinto piano di un palazzo, ma il risultato sarà sempre lo stesso: tutto pieno...con l'idea sempre più prepotente di dormircene in macchina, allora verso le 16.30 ma anche prima, completamente sudati, si punta diretti in uno dei 2 stadi di Porto che ospitano l'Europeo: l'Estadio do Dragao, quello dove gioca le partite il Porto campione d'Europa per intenderci. E anche l'arrivo è un completo bordello, i parcheggi dello stadio sono già praticamente pieni (non si sa però da chi fossero riempiti visto che fuori dallo stadio non c'era tutta sta calca), e improvvisiamo un parcheggio ai bordi della rotonda subito dopo  l'uscita dell'autostrada, per poi incamminarci, striscioni compresi, verso lo stadio. Là troviamo il mongoloide dell'aeroporto tutto incoattito con l'espressione di chi si sente un eroe solo perché era lì presente, ed inoltre il solito panorama, tanti Svedesi, pochi, pochissimi italiani. Non abbiamo problemi ad entrare per primi all'apertira dei cancelli subito dopo le 17, e fidatevi che, da quel che ho visto, non è facile fare il Portoghese in Portogallo visto che ci sono ben 3 controlli distinti, il primo dove viene controllato il biglietto e la sua autenticità (non con grande scrupolosità comunque), nel secondo viene strappato il biglietto più il controllo delle guardie (abbastanza scrupoloso ma nulla in confronto all'Italia), ed un terzo, dove, per entrare nel tuo settore devi inserire il codice a barre posto sul resto del biglietto, senza la minima possibilità di trovare vie di entrata alternative. Appena entrati è subito una lotta per lo striscione da mettere, con alcuni ragazzi coi loro tricolori che di gran carriera si precipitano in balconata. Io pure sto con i primissimi e mi ritaglio il mio spazio, e subito ecco una discussione con un ragazzo veneto (dall'accento direi Veronese ma non posso essere sicuro) che mi dice "Tu quello lì non lo metti", riferito al fatto che gli Ultras Italia vogliono solo tricolori con scritte le città di appartenenza,e la mia risposta "Non credo proprio", da lì una discussione muso a muso con alcuni scambi di battute, ma, almeno per via diretta, posso garantire che la discussione è finita là, e per il resto io e Tania piazziamo tranquillamente lo striscione, il tricolore di Zodiaco (immenso) con in mezzo il nostro stendardo "Ultrà Lodigiani est 1996". Ben presto la balconata si riempie, per lo più di tricolori Ultras Italia, tra cui Casarano, Angri, Bolzano, Palermo, Torre del Greco ecc ecc, più uno striscione rosanero con scritto Balestrate e, a mia sorpresa, lo striscione UVB Pesaro in posizione molto ma molto defilata, ed è con loro che ho la mia prima chiacchierata ultras, dove si parla, con scetticismo, della nuova linea adottata dai ragazzi che seguono l'Italia (i Pesaresi, infatti, dopo un primo periodo in cui portavano il tricolore con la scritta Pesaro, hanno infine adottato la decisione di portare il loro storico striscione UVB Pesaro), ma anche di altri argomenti, come le comuni conoscenze del Basket ed anche il ritiro di Sombrerone a vita privata, tanto che alla sua non più veneranda età si è pure sposato. Seguiranno altre conoscenze, tra cui un ragazzo che si dice tifoso dell'FC Potenza ma, che, per forza di cose, dal prossimo anno seguirà l'ASC in profumo di ripescaggio in serie C, ma l'incontro più clamoroso è questo: inizio a parlare con un gruppo di ragazzi che fanno l'Erasmus proprio a Porto (da segnalare il loro striscione alzato con scritto "Voi studenti CEPU, noi studenti ERASMUS", riferito alla pubblicità di Del Piero), e tra questi chi mi ritrovo? Il ragazzo che una volta aveva fatto la sezione di MIlano dei Kaos Lodigiani! Ammetto che la cosa mi ha pure emozionato, tanto che lui si è avvicinato a me, vedendo la maglietta della Lodigiani, chiedendo se conoscevo, per nome e per cognome...proprio me stesso! Da lì abbiamo iniziato una piccola chiacchierata sulla Lodigiani e sulla sua passione...e pensare che questo ragazzo della provincia di Milano, appena più giovane di me, aveva fatto un suo striscione, apparso in qualche trasferta 95/6, e tra me e lui vi era stato un fitto scambio di corrispondenza, poi cessato. Per il resto, fatte le foto di rito, è una vera e propria gara a non farsi fare prepotenze da zozzoni del più vario genere che volevano mettere i propri striscioni sopra al mio ma anche sopra ad altri, ed inoltre la bassa balconata dello stadio di Porto (anzi, bassissima), faceva si che la maggior parte del tempo la passavi a riaggiustare la posizione dello striscione. Nel frattempo anche il tempo di guardarsi intorno e di vedere come, rispetto a Francia '98, sia completamente cambiato il seguito dell'Italia, che adesso ha i suoi ultras, anche se secondo me un po troppi seguono solo per un ideale politico che, secondo me, anche in questo contesto, andrebbe tenuto fuori dallo stadio, forte presenza di una componente skinhead, ma, nel complesso, gli Ultras Italiani, a mio avviso, restano pochi, anche se convinti, mentre i vari sombreri, parrucconi e zingaraglia varia sono di meno rispetto a qualche anno fa, ma comunque ci sono e sono loro che attraggono l'attenzione dei vari fotografi, mentre sembra che, per chi segue e sostiene attivamente l'Italia ovunque, proprio non ci sia gloria, ma questo non importa. Riincontro Zeppettone dopo tanti anni, e l'incontro non è tra i più calorosi, anche per il comportamento non proprio corretto di altri membri della nostra tifoseria verso di lui nel corso di questi anni. Anche lui, pur portando il suo striscione, condivide la linea Ultras Italia.

E di fronte a noi, col passare dei minuti , si forma un gruppo sempre più nutrito di Svedesi che occupa metà curva di fronte a noi e la metà intera della tribuna opposta alla tribuna dove erano piazzate le telecamere, più vari sparsi anche nel nostro settore, uno spettacolo perché tutti in rigorosa tenuta gialla, mentre nella nostra curva c'erano persino dei vuoti. Insomma, gli Svedesi, secondo la mia stima, saranno stati almeno 20000, gli Italiani ho sentito parlare di 6000 biglietti venduti, quindi, bene che vada, un rapporto di almeno 3 a 1 per loro.

Arriva la partita e, tutto sommato, almeno negli inni, non sfiguriamo e l'effetto sonoro è alto. Così anche per gli Svedesi ma c'è poco da fare, il nostro inno è più bello e , cantato, poi con grande energia, fa un effetto davvero niente male. Ora la parte del tifo, e qua bisogna fare delle considerazioni: il tifo italiano, pur proponendo più varietà di cori (non tantissimi comunque) rispetto agli Svedesi, salvo qualche occasione, non coinvolge l'intero settore e, a cantare, è solo il gruppetto formato, ad occhio e croce, da un centinaio o poco più di Ultras Italia, e anche la continuità non copre gli interi 90 minuti, mentre gli Svedesi cantano meno, cantano al massimo 4 tipi di cori ma, credetemi, quando lo fanno, beh, in quel momento capisci che cos'è il tifo per la propria nazionale. Altre considerazioni sul tifo, che ora non faccio per non dilungarmi troppo,  le farò nella parte finale. Ora una importante valutazione la voglio fare: grazie comunque al gruppetto degli Ultras Italia l'intero settore è rimasto in piedi nonostante i continui tentativi della sicurezza portoghese, mentre fino a qualche anno fa i pochi ultras presenti a queste grandi manifestazioni subivano e si mettevano mestamente seduti...e devo dire che mi ha fatto un enorme piacere assistere ad una partita dell'Italia IN PIEDI! La partita, che l'Italia doveva vincere dopo il brutto pareggio con la Danimarca, ci vede in vantaggio verso la mezzora del primo tempo con una bella rete di Cassano, ed è stato tra i momenti in cui il nostro tifo è stato migliore; ma, quando credevamo di avere già in tasca la vittoria, ecco che invece arriva all'85° il gol di Ibrahimovic che ci costringe all'1-1, con gli Svedesi ce davano vita a grandi scene di giubilo; pareggio, comunque, meritato, visto che l'Italia ha giocato male nel secondo tempo. Non dal settore degli Ultras Italia, ma altrove, partono cori di contestazione verso Trapattoni per i cambi indubbiamente discutibili. La partita finisce e noi due corriamo verso la macchina per evitare a tutti i costi il caos del dopo partita, e, decidiamo di muoverci verso la cittadina di Over, 40 km a sud di Porto, dove avevamo già in tasca la prenotazione per le notti del 20 e 21, ma speravamo di trovare sistemazione anche per le altre notti. Solo che è già una certa ora e, verso le 22, si arriva ad Espinho, località turistica e balneare appena sotto Porto famosa per il suo casinò: cerchiamo albergo e a parte uno di 130 Euro a notte non si trova nulla e, rassegnati, andiamo a mangiare nel Pizza Hut in compagnia di altri italiani, di qualche svedese, e di una tavolata di olandesi. Finita la "cena" ci dirigiamo verso Ovar, nella quale arriveremo dopo mezzanotte, e, ormai, la ricerca di un albergo è inutile. Dormiamo come cani randagi in macchina!

 

19 Giugno

 

La sveglia avviene abbastanza presto, data la scomodità dello dormire in macchina, ovvero alle 6.15 circa, e praticamente il primo giro di ricognizione avviene sia per trovare una specie di bar in cui fare la colazione (con all'uscita di questo bar una vecchia che vendeva su una bancarella il pesce appena pescato, in tutta Ovar ci saranno delle bancarelle così) e inoltre cerchiamo disponibilità in un albergo a 4 stelle che presentava un costo di 35 euro a persona, ma, data la notte passata in macchina, il prezzo ci poteva stare. All'albergo ci dicono che solo dopo le 10 ci potranno dare una risposta sulla disponibilità e così andiamo a fare un giro alla spiaggia di Faradouro, la spiaggia di Ovar, che presenta un bel lungomare. Per puro caso ci imbatteremo in una specie di albergo che costa 15 euro a testa e che ci dà disponibilità per quella notte ma, ci dice la gestrice dell'albergo, la camera non sarà disponibile prima delle 13, pertanto il tempo  passerà tra un avanti ed indietro sulla spiaggia di Faradouro con un cane tipo da caccia che da subito ci ha adottato ed iniziato a seguire (e così sarà per tuttto il soggiorno ad Ovar), e , all'ora di pranzo, andiamo in una Cafeteria a mangiare qualcosa a poco prezzo. Il fatto che il cameriere (vecchio stampo) ci servisse con la maglia del Portogallo mi fa ricordare di un particolare che mi ero scordato di dire fino ad adesso: vale a dire che in Portogallo, il clima che si respirava attorno a questo europeo è molto simile a quello che noi respiravamo ad Italia '90...ve lo ricordate? Mi riferisco al fatto che quasi ogni casa esponeva la bandiera del Portogallo, tantissime auto con una sciarpa del Portogallo o con una bandierina posta sull'antenna della macchina, in giro tantissima gente con una maglietta del Portogallo, tantissimi venditori per strada di materiale del Portogallo, pubblicità su Euro 2004, insomma, tutto questo insieme dava l'idea di quanto fosse atteso questo evento dai Portoghesi! Subito dopo andiamo al mercatino di Ovar, in cui prendo il mio unico, personalissimo, souvenir, una maglia del Portogallo chiaramente non ufficiale di cui farò presto sfoggio!

Tornati a Faradouro verso le 14, ci sarà un ulteriore ritardo per l'albergo e solo dopo le 15 entriamo  in  quella specie di albergo che loro chiamavano Pensao (Pensione in Italiano)...letti piccoli e scomodi, muri che sembravano di cartone, un cesso in comune con le altre camere che ogni scorreggia o suono di piscio che si udiva in ogni   camera con grande perfezione e serratura che per aprirla ci voleva un campione di culturismo, ma , per lo più, a parte questi piccoli particolari, siamo stati bene, e, avendo le chiavi del portone, abbiamo avuto la massima libertà in termini di orario.

Nel tardo pomeriggio passeggiata a Faradouro con l'immancabile cane che, grazie a noi, aveva dopo tanto tempo la panza bella piena, e poi, decidiamo di andare a passare la serata a Porto, pur tra 1000 dubbi visto che immaginavo il casino che c'era. Arriviamo a Porto, e, incredibilmente, troviamo parcheggio in centro,e , ancora più incredibile, costretto dalla mancanza di posti economici in cui mangiare (o meglio dire, ancora non li conoscevo), sono costretto a mangiare al MC DONALD (per la gioia di Tomi). E il bello è che, dato il casino che c'era, manco le insalate facevano così che sono stato costretto ad un panino rigorosamente al pollo, mangiato a fatica! Da notare la bella iniziativa del Mc  portoghese che, con un big mac menù ti dava un bicchiere con l'immagine e l'autografo di ogni giocatore della Seleccao portoghese e, credo che, chi abbia voluto completare la collezione, avrà avuto ingenti danni al fegato! Nel frattempo, al secondo stadio di Porto, quello del Boavista, si era giocata la partita Germania - Lettonia, conclusasi sorprendentemente 0-0...mentre mangiavamo il Mac è invaso da tedeschi che sembrava avessero vinto la coppa del mondo per come cantavano, mentre pochi i lettoni. Dopo mangiato si va a fare un giro al centro di Porto che, visto così, in una più grande tranquillità, risulta persino gradevole, ma poi, ci viene da chiederci dove cavolo erano i locali di Porto e dov'è che si riversava la massa, tanto che decidiamo di seguire a piedi la massa che partiva dalla piazza centrale. Durante questa breve camminata tanti venditori improvvisati di bibite, e, mano a mano che ci avviciniamo alla piazzetta che anima le notti di Porto, anche bancarelle tutte dedicate ad Euro 2004, e, appena arriviamo nella zona caliente e notturna di Porto vi è un caos indescrivibile: innanzi tutto tantissimi tedeschi, migliaia, tutti ubriachi che cantavano e tappezzavano la piazza di bandiere...tanti lettoni in quella piazzetta...alcuni avevano bloccato una via e costringevano tutte le macchine a passare sotto una bandiera lettone, mentre, altri lettoni ancora, a petto nudo, formavano la scritta LATVIA (Lettonia nella loro lingua), con ognuno do loro che aveva incisa una lettera sul petto a caratteri cubitali. In questo ombelico del mondo, erano presenti anche tantissimi svedesi, danesi, olandesi, croati, qualche francese, pochissimi italiani. Tutto bellissimo. E'questo il vero spirito che anima questi europei, con tutte queste tifoserie a far festa in quella piazza e nelle vie adiacenti per il solo fatto di essere presenti là...è vero che un ultras dovrebbe badare più all'aspetto "fisico" di un evento sportivo, però permettetemi di dire che tutto quel mescolio di lingue, colori, nazioni e razze era qualcosa di unico ed inebriante e che ti coinvolgeva...il mio unico rimpianto? Essermi scordato quella sera stessa la macchinetta fotografica! Un vero peccato! In quella sera abbiamo trovato anche un locale nel quale ho pagato mezzo litro di Coca Cola, un bicchiere di vino, ed una immensa fetta di torta 2 Euri e 20!!! Dopo questa stupenda serata si torna ad Ovar, a dormire nella nostra confortevolissima Pensao!!!

 

20 Giugno

 

Una giornata che scorre abbastanza tranquilla, se non per un nostro timore...infatti è il giorno di Spagna - Portogallo, turno decisivo per la qualificazione ai quarti di finale, ed una delle due, più probabilmente il Portogallo, costretto alla vittoria, sarebbe stato eliminato...di sicuro, date le poche possibilità che il Portogallo aveva di passare, avevamo sicuramente paura di sfregi da parte di qualcuno alla nostra auto con targa spagnola! Verso le 10.30 lasciamo la nostra bellissima Pensao, per rimanere ad Ovar, e più precisamente ce ne andiamo alla Pousada della Juventude, cioè una specie di alberghi della gioventù però gestiti dallo Stato...credevamo nell'ennesima bettola, invece è un albergo di tutto confort con tanto di piscina, con 22 Euro a notte a testa praticamente avevamo  soggiorno, piscina, colazione e il "packed lunch", letteralmente pranzo al sacco, obbligatorio per il periodo di Euro 2004, sennò spendevamo parecchio di meno. Arrivati là ci dicono che prima delle 14, per regolamento interno, non si può entrare, quindi si decide di andare a visitare la vicina cittadina di Aveiro, capoluogo di provincia, anch'essa città di Euro 2004. Il viaggio per le carreteras è breve, e presto siamo nella marittima Aveiro, e, sulla strada, spicca il bellissimo stadio, appena rifatto, del Beira Mar, con le insegne di Euro 2004 ben visibili. Giunti in città notiamo (e visitiamo) un intero centro commerciale istituito apposta in occasione di Euro 2004, e, pur essendo domenica, chiaramente, tutti i negozi rimangono aperti. In giro gli unici tifosi che vedo sono alcuni della Repubblica Ceca, poca cosa rispetto alle orde barbariche viste a Porto. Visita al centro cittadino, molto piccolo, e poi torniamo ad Ovar per prendere possesso della camera, non prima però, di aver fatto una foto allo stadio di Aveiro.

La serata, dalle 19.45, trascorre tra la nostra cena e "l'evento", cioè Portogallo - Spagna...in giro un silenzio spettrale interrotto solo dalla telecronaca che andava in onda in tutti i bar, compreso quello in cui stavamo cenando. A sorpresa vincerà il Portogallo e, anche nella piccola Faradouro, caroselli di automobili e gente intenta a festeggiare. Questo è Euro 2004. La stanchezza ci porterà a nanna presto. La nostra auto è sana e salva e, credo che, durante il nostro ritorno, più di qualcuno ci ha lampeggiato in segno di sfottò...sti cazzi!

 

21 Giugno

 

Ormai siamo in attesa della prossima partita dell'Italia, che si giocherà a Guimares l'indomani. Il tutto trascorrerà quindi nell'attesa di far scorrere il tempo, e, la prima mattinata comprende la classica passeggiata sul mare, mentre verso l'ora di pranzo sculiamo, andando a Porto, nel trovare uno dei centri commerciali più grandi di Porto, e là trascorreremo buona parte della giornata. In questa fase si fa il pranzo e si visita il centro, dove spiccava un piccolo negozietto ufficiale del Porto. Va detto, che per quel che ho visto a Porto, comunque, commercialmente parlando, si trova quasi ovunque materiale del Porto, poi capirai, ora che ha vinto la Champions League e il campionato portoghese c'è proprio la mania, comunque spazio per la squadra del Boavista, ho visto, ce n'è proprio poco, e più che altro i tifosi sono concentrati appunto, nel popoloso quartiere di Boavista, in cui non sono stato. Tornando comunque al negozietto ufficiale del Porto, vi faccio notare come il business non sia solo un affare di alcuni gruppi italiani: infatti il materiale dei Super Dragoes e, se non mi sbaglio, degli Ultras Porto, è in vendita anche nei negozi ufficiali dell'FC Porto, lasciandomi abbastanza di stucco. Detto questo, la cronaca prosegue con un rientro a Ovar, il classico giretto sul lungomare col "nostro" cane al seguito (al quale abbiamo pure dato un nome), e la sera un ultimo giretto a Porto...prima passiamo per il centro commerciale di Porto per farci un'ultima cenetta, visto che l'indomani saremmo stati allo stadio, e, per la prima volta, becco un ristorante messicano a basso costo, in cui potrò fare sfoggio del mio spagnolo...già, perché, in tutto il soggiorno in Portogallo, parlare in spagnolo era impossibile, nessuno ti capiva, e , semmai, preferiscono parlarti in inglese più che in spagnolo...questo giusto per sfatare un luogo comune che dice che se sai lo spagnolo poi in Portogallo non hai problemi. Lasciato il centro commerciale andiamo a fare un giro a Porto per le ultime fotografie. Ci capita anche di andare al Bingo, dove contavamo di arrangiarci pur non capendo i numeri guardando lo schermo...beh, sappiate che dopo 3 partite avevamo entrambi mal di testa e ce ne siamo andati! I numeri sembravano tutti uguali e venivano detti ad una velocità terrificante! Ah, dimenticavo, premio cinquina 3 euro, Bingo 35 Euro! Infine si torna verso la piazzetta, sempre affollata ma mai, ovviamente, quanto sabato sera. Stavolta protagonisti assoluti i Danesi, con tanto di tamburo, e un buon numero di inglesi. Non per niente, era tanta la polizia per le strade di Porto. Stavolta scatto delle  foto, poi salutiamo il centro di Porto. Domani ci attende Italia - Bulgaria, se non si vince si esce fuori di sicuro.

 

22 Giugno

 

Il 22 Giugno è il giorno in cui diamo l'addio al Portogallo, e l'ultimo giorno al seguito della nazionale che non si sa se proseguirà il suo cammino verso la finale. Si sa, l'Italia deve vincere contro una Bulgaria già eliminata, e sperare che Danesi e Svedesi non pareggino 2-2 0 addirittura con un numero maggiore di reti. A scriverlo dopo viene da ridere. Intanto Cerveteri annuncia, via muro, che dalle semifinali provvederà lui a seguire l'Italia. Vero o no che sia, il destino dell'Italia è legato alla partita contro la Bulgaria, che si gioca alle ore 19.45 portoghesi, ore 20.45 italiane.

La nostra giornata inizia verso le 9; colazione veloce e poi a Faradouro a salutare Silver (il cane lo abbiamo chiamato così, e a farci le ultime foto prima di lasciare il posto. Fatto questo si va di nuovo al centro commerciale di Porto, in quanto l'ultimo piano era dedicato a fast food di ogni tipo, un paio dedicati ai panini, uno alle crepes, il già citato messicano che era per lo più un ristorante, uno destinato ale crepes, uno al pesce, uno alle zuppe, e, infine, quello arabo israilita dove faremo il nostro ultimo pranzo in Portogallo. Effettuate queste formalità ci dirigiamo, in auto, ad una quarantina di chilometri da Porto, ovvero a Guimares, sede della partita. Prima di arrivare, dato che eravamo in autostrada, sosta negli unici 2 autogrill, 'na depressione.... là anche qualche italiano che si dirige verso la partita...oggi ho la maglia del gruppo e non della squadra come nella precedente partita, e vedo più di qualche sguardo rivolto verso me.

Arriviamo così al casello di Guimaras, con una fila interminabile non solo di italiani, ma anche numerose le auto bulgare...ebbene si, mentre gli Italiani sono giunti là o in auto a nolo, o in camper o con il treno, i Bulgari, molti almeno, hanno scelto di arrivare a destinazione con la loro vettura...immaginate che cazzo di viaggio che sti matti si sono fatti!

A Guimares i  cartelli, al contrario di Porto, dove ci mettemmo un'infinità a trovare lo stadio, sono  numerosi e allo stadio si arrica con facilità. Peccato che di parcheggio manco a parlarne e, pertanto, mi andrò ad imbucare ad un chilometro di distanza peraltro in una zona dove non potevo parcheggiare, tant'è che mi beccherò la prima ed unica multa di Euro 2004, d'altronde avevo già sculato troppo fino ad ora. Sempre a mia grande sorpresa molti bulgari in giro, di pari numero o forse poco più, persino loro, degli Italiani. Allo stadio si arriva percorrendo una via del centro, sulla strada incontreremo il primo ed unico bagarino visto finora (stranamente assenti i bagarini ad Euro 2004, si vede che il sistema di distribuzione stavolta ha funzionato) italiano, e qualche bancarellaro, sempre italiano. Allo stadio arriviamo con largo anticipo, verso le 16, passo sotto ad alcuni Ultras Italia, risaluto i ragazzi di Pesaro e via davanti al settore. Lì incontreremo Zeppettone che, secondo me ha ormai poca simpatia per noi della Lodigiani e, dopo avermi fatto capire che non avrei potuto mettere lo striscione, vado da lui ed iniziamo un dibattito insieme a lui con uno dei Casaranesi sul tifo dell'Italia, in cui sono stati espressi i singoli punti di vista, comunque con Zeppettone chiarimento da subito effettuato. Alle 16.45 si aprono i cancelli e solita corsa per lo striscione, stavolta a tutti aspetta una sorpresa: nessuno striscione può essere messo nella balconata in basso, quindi o si optava per il muretto dietro ai primi posti (bella merda), o per la balconata superiore (idem). Stavolta ci sara' un toto striscione Ultrà Lodigiani, tanto che in un primo momento non ci saranno problemi, poi però, un ragazzo a nome di tutti ci invita a toglierlo in quanto la scorsa volta ci sarebbero stati problemi coi Napoletani proprio perché noi avevamo piazzato lo striscione mentre a loro sarebbe stato impedito e, per evitare liti con loro, non ci dovevano essere assolutamente striscioni dei gruppi(a proposito, a noi nessuno ha detto che non stavamo vedendo la Lodigiani, tanto per essere chiari) . Diciamo che la discussione non è stata lunga perché loro dal loro punto di vista non avevano tutti i torti, dall'altra perché comunque ho rispetto della costanza con cui seguono ovunque l'Italia, comunque si arriva al compromesso che in mezzo al nostro striscione viene esposta la scritta sola Lodigiani coprendo la parola Ultrà, anzi, vengo invitato, per le prossime partite, a fare uno striscione tricolore con scritto Lodigiani, cosa che verrà valutata dai ragazzi del gruppo quando sarà il momento. I Pesaresi, UVB, riescono a mettere il loro striscione anche perché scelgono una posizione più defilata rispetto a quelle degli altri., come noi, metterà lo striscione nel muretto basso, avrà grandi problemi nel farlo vedere e, se il nostro, a quanto riferito, si è visto, è stato solo perché la pioggia ha fatto spostare tutti quelli che stavano davanti nella parte coperta della curva, diciamo che, almeno da questo punto di vista, la pioggia ci ha salvato, perlomeno, la visibilità della pezza, anche se più di qualcuno si è chiesto del perché si vedeva la sola scritta Lodigiani.

Per il resto, prima della partita, ad un gruppo di sombreri italiani viene fatto togliere ( a fatica) uno striscione di un gruppo inesistente di nome Ultrax (di colore giallo e rosso), mentre, di seguito, il pre partita sarà animato da 2 napoletani della Brigata Carolina che si sono adeguati alla scelta del tricolore che, a dire la verità, credo sia stato improvvisato là, visto che era fatto interamente a bomboletta: prima i Napoletani cercheranno di mettere nella balconata bassa la pezza e per farlo si stanno per attaccare con 2 della security, poi, nell'anello superiore, andranno a coprire una pezzaccia fatta a bomboletta; infine, non contenti, terranno lo stendardo Napoli alzato in mezzo al gruppo Ultras Italia per tutto il primo tempo, senza che nessuno dicesse nulla. Tornando al prepartita, sembra che lo stadio sia tutto di marca azzurra: invece no, nella curva opposta e nella tribuna "montemario" si stanzia un consistente numero di Bulgari anche se, essendo arrivati tutti tardi, non trovano tanto spazio per le loro pezze, tant'è che nella curva opposta a noi viene messo di tutto, anche altri striscioni italiani. In mezzo al gruppo ultras Italia anche un noto personaggio della Sud Milanista che ha organizzato, insieme ai ragazzi di Casarano e ad altri, una coreografia con piccole bandiere tricolori e palloncini azzurri, essendo stato in mezzo al gruppo devo dire che non so valutare se poi la coreografia sia riuscita, anche se mi sembra che in molti non abbiano alzato niente. Comincia la partita; al momento degli inni nazionali, l'inno bulgaro sembra una vera e propria marcia funebre, una musica di tipo classica triste e senza nemmeno una parola, mentre il nostro inno riecheggia per tutto lo stadio. Il tifo: stavolta il nostro gruppetto di Ultras, pur non arrivando a picchi esaltanti a causa della mancata collaborazione del resto del pubblico, fa un buon tifo per tutta o quasi la partita, anche con l'Italia clamorosamente in svantaggio, e questo va segnato come punto a favore. Inopltre, anche stavolte, vani i tentativi della Securitas di farci mettere seduti. La pioggia è battente e fa si che la gente si tolga pian piano dal nostro striscione, per andarsene nella parte coperta. Inoltre da segnalare uno striscione di contestazione contro Trapattoni da parte di un gruppetto isolato. I bulgari: sicuramente molto meglio di quanto mi aspettavo, tanto che, a conti fatti, mi sono sembrati più di noi. Hanno fatto un tifo più continuo degli svedesi, accompagnato da un imperioso tamburo che dava un gran ritmo ai loro cori, tutta la loro gente cantava, al contrario della nostra, e poi con la squadra eliminata! Devo ammettere che mi sono piaciuti; peccato  per noi, perché comunque se cantasse l'intero settore italiano allora si che sarebbe un'altra cosa; ah, secondo me manca un tamburo anche al tifo dell'Italia, so che potrei ricevere forti critiche per questo, ma so già che posso rispondere che il tamburo fa parte della tradizione ultras italiana, ed è controproducente e inutile criticarlo rimandandoci alla tradizione britannica (anche se grazie ad un nostro membro del gruppo mi è arrivata la notizia che anche alcune tifoserie inglesi usano il tamburo, manco male). Come va la partita lo sapete tutti: Italia clamorosamente in svantaggio a fine primo tempo e rimonta concretizzata all'ultimo minuto, rimonta inutile perché (guarda caso) Danimarca e Svezia finiscono sul 2-2! Morale: Italia mestamente fuori, giocatori e tecnico contestati stavolta da tutto il settore. Veramente un gran peccato...per la squadra, per la tifoseria, per tutti coloro che speravano in un'impresa...uno striscione, esposto nella curva opposta a noi recitava: "Vigo è qui vicino...22 anni fa il sogno è cominciato là"...cazzo che sfiga che ha portato! Per noi nemmeno il tempo dei rimpianti che dobbiamo iniziare la corsa verso l'aeroporto di Bilbao per l'aereo della mattina dopo. Dopo aver fatto una stradina assurda per ricongiungerci alla superstrada dell'andata, e dopo un bel pezzo fatto con nebbia e pioggia, puntiamo le lancette un'ora avanti già prima del confine spagnolo. E'già passata la mezzanotte.

 

23 Giugno

 

In pratica qua si parla soltanto del viaggio di ritorno; intorno all' 1 raggiungiamo la frontiera spagnola, e, dalla parte opposta, la polizia portoghese ancora controlla chi entra. Tania è crollata da un pezzo e mi attende una guida in solitario notturna. Anche se in genere reggo bene nella guida di notte, stavolta ho avvertito una certa stanchezza, anche se riesco a guidare fino alle 4.15 fino a Burgos, poi mi addormenterò fino alle 6 e qualcosa, si riprende il viaggio e si arriva fino a Bilbao verso le 8. Là, subito, posiamo la macchina, e il tempo restante non è altro che l'attesa per l'aereo, che doveva partire alle 10 ma partirà con un'ora di ritardo. Nell'attesa riesco a trafugare un mini - gagliardetto dell'Athletic di Bilbao. Siamo ormai giunti alla conclusione della nostra avventura. Tra una cosa e l'altra arriveremo a casa alle 15.30. L'Italia ci raggiungerà poche ore dopo.