Quando gli ultras non reagiscono

Metti un poliziotto che muore durante un sentitissimo Catania - Palermo, e metti che di questo fatto vengano incolpati gli ultras senza delle prove concrete. Metti che a pagare sia un ragazzo neanche maggiorenne, uno preso nel mucchio grazie ai filmati. Metti che tutto questo comporta un ulteriore inasprimento alle leggi già incostituzionali in materia di tifo organizzato.

Metti un autogrill toscano, dove si incontrano tifosi di due diverse squadre, senza grandi scontri che ne seguono. Metti un poliziotto che si crede di essere un super-uomo e dalla parte opposta della carreggiata spara ad altezza d'uomo e, dopo aver rischiato di colpire diverse auto in corsa, colpisce un ultrà colpevole di trovarsi proprio lì in quell' istante. Metti versioni assurde sui fatti dal primo minuto offerte da questura e notiziari. Metti il campionato che sceglie di giocare uguale, non prevedendo la reazione dei tifosi. Metti che per i dirigenti della Polizia e del pallone la vita di un ultrà vale meno di zero. Metti che le già restrittive leggi sugli ultras diventano ancora più rigide.

Metti un famoso colle di Roma, il Viminale per esempio, dove tutte le settimane si riunisce un osservatorio il cui unico scopo è incassare il ricco gettone di presenza per le sedute. Metti decisioni anticostituzionali, prese, col favore dell'asservita selezione di mass media italiani e di giornalisti corrotti,  a casaccio nelle categorie e negli sport più impensati, giusto per far vedere che l'Osservatorio vigila e lavora; metti l'Osservatorio che spoglia un calcio già di per sé privo di gioia e colore, prendendo decisioni da Stato di Polizia.

Metti un autogrill, stavolta in Piemonte. Metti qualche sfottò tra tifosi e un autista di bus con le idee sugli ultras impartite dai mass media, idee che incutono timore e paura. Metti una ripartenza fatta di corsa, senza ragione alcuna, senza le giuste precauzioni. Metti un ultrà del Parma che muore a causa di questa manovra. Metti che anche stavolta il calcio non si ferma, anche se qui forse si può parlare di "incidente". Metti dei giornalisti che cercano lo scoop e travisano i fatti, metti questa massa di merde che titolano (come ad esempio La Repubblica, in prima pagina) "Tifosi violenti, ancora sangue". Metti che, anche quando l'ultrà è una vittima e non ci sono stati scontri in seguito a questo evento e alla decisione di giocare il campionato, il famoso osservatorio parli già di norme ancora più severe.

Metti l'Italia, un Paese di merda, controllato da una classe dirigente corrotta, criminale, che pensa a fare solo leggi per pararsi il culo dalle proprie malefatte e se ne frega del resto, sviando magari l'attenzione su altri fatti. Metti un Paese senza più controllo, dove la Costituzione è diventata carta straccia, e dove le voci libere vengono messe a tacere con violenza. Metti un Paese dove ciò che succede allo stadio non è che il pallido riflesso di tutto ciò che succede nella società.

Metti tutte queste e tante altre cose, e metti una situazione ormai insostenibile. Dovresti allora aspettarti una reazione di tutti, non solo degli ultrà. E invece non succede niente, un cazzo di niente, stiamo subendo tutto ciò che ci viene inflitto. Non siamo più dei ribelli, ormai siamo quelli che porgiamo l'altra guancia (con l'eccezione di qualche tifoseria), che si mettono a novanta e ci godono pure. Alle prossime elezioni mi raccomando tutti in fila per votare chi ha ridotto l'Italia, e non solo gli stadi e gli ultrà, a questa situazione deprimente.

A chi ancora ragiona chiedo, a nome del mio gruppo, di combattere ancora per i nostri ideali, ammesso che almeno quelli ci siano rimasti. Lottiamo per riavere le nostre domeniche, i nostri tamburi, le nostre bandiere e i nostri fumogeni. Lottiamo per la nostra libertà e per la nostra dignità. Facciamolo, prima che sia veramente troppo tardi!

 

Stefano – Ultrà Lodigiani